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"ANCH'IO SONO AMERICA"    -Langston Hughes

"Anch'io canto l'America. 
Sono il fratello più scuro. 
Mi mandano a mangiare in cucina 
quando viene gente, 
ma io rido. E mangio bene, 
e divento forte. 
Domani, 
siederò a tavola 
quando verrà gente. 
Nessuno 
oserà dirmi: 
"Va' a mangiare in cucina" 
Allora. 
E poi, 
vedranno come sono bello, 
e sentiranno vergogna: 
Anch'io sono America."

-Anch'io sono America-1.jpg

ARGOMENTO DELLA POESIA

Un ragazzo di colore viene sempre escluso dai bianchi e spera che in futuro non lo tratteranno più così, spera di sedersi a tavola con tutti gli altri uomini, indipendentemente dal colore della pelle. A questo punto nessuno lo obbligherà a stare da solo e a mangiare da solo. Poi i bianchi e tutti coloro che lo hanno trattato male si pentiranno. Solo a questo punto sentirà di far parte dell’America. 



L’autore ci invita a sperare in un futuro migliore, denunciando il razzismo. E’ tempo di smettere di escludere qualcuno per il colore della pelle; esiste solo una razza: quella umana. Hughes ci insegna a rispettare chi è diverso da noi, chi ha lottato per avere dei diritti ed ha imparato a sopravvivere nonostante le difficoltà.





I versi sono 17 e sono versi liberi.-Un enjambement dal v. 3 al v. 6:“Mi mandano a mangiare in cucinaquando viene gente, ma io rido. E mangio bene, e divento forte.” Ma anche dal v. 7 al v. 9, dal v. 10 al v. 13 e dal v. 14 al v. 17-Spicca la frase “Anch’io sono America” il poeta la ripete alcune volte, è molto importante ed è il soggetto della poesia, il ragazzo la dice perchè non vuole essere escluso dai bianchi per via del colore della sua pelle.-Le figure di suono esprimono sia dolore che orgoglio perché il ragazzo all’inizio è triste perché lo isolano e lo escludono, ma poi alla fine prova orgoglio per come è. Anche lui fa parte dell’America e i bianchi avranno un rimorso per averlo trattato male.-È presente un’allitterazione della lettera M al v. 3:“Mi mandano a mangiare in cucina”-La poesia è caratterizzata dal climax: si va dalla rassegnazione dell’io poetico (lo mandano a mangiare in cucina e lo trattano male), fino al rovesciamento della realtà: i razzisti si vergogneranno per quello che hanno fatto e lui vivrà come gli altri.



Collegherei questa poesia alla situazione attuale dell’America: mi riferisco ai pestaggi che gli afroamericani subiscono dalla polizia. Tutto partì a Minneapolis, nel giugno del 2020, dalla morte di George Floyd un afroamericano, che stava salendo sulla sua auto, quando una macchina della polizia accostò, quattro agenti scesero e lo fermarono impugnando una pistola, lo fecero scendere dall’auto e lo ammanettarono, lui disse: “They’re going to kill me [...] Please, I can’t breathe, my stomach hurts, my neck hurts, everything hurts [...] Mom I love You, tell my children I love them, I’m dead”. 
Lui sapeva che stava per morire, con il ginocchio premuto sul collo, il poliziotto rideva e tutti gli altri cittadini filmavano, morì a causa della pressione del ginocchio, il poliziotto venne  condannato. Nei mesi seguenti fino ad oggi, nacquero proteste in varie città degli States (Minneapolis, New York); inoltre si sono verificate  morti di altri afroamericani, alcuni coinvolti in sparatorie tra poliziotti e criminali. Ha fatto scandalo la morte di una bambina di 7 anni. Queste persone e le loro famiglie devono avere giustizia.

STRUTTURA METRICA E FIGURE RETORICHE

TEMA DELLA POESIA

CONNESSIONI

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